Fantastico. E geniale. Un film
che va assolutamente visto e vissuto in prima persona, a prescindere dalla
conoscenza del libro che l’ha originato. Lo Hobbit, nelle sale italiane dal 14
dicembre, conferma Peter Jackson (che si è riservato una fugace apparizione nelle
prime scene, quando il drago Smaug distrugge e conquista Erebor) fra i massimi
registi di tutti i tempi e avvia questa seconda trilogia (secondo film nel
2013, ultimo nel 2014) forse a battere i record di premi e riconoscimenti
riservati al Signore degli Anelli.
Al di là degli aspetti puramente
tecnici e tecnologici (che del resto sono notevoli e sontuosi) il film
emoziona, diverte e commuove come l’autentica saga che narra e in pieno
ventunesimo secolo ci riporta indietro a vivere le atmosfere partecipate ed emotive
di quelli e quelle che ascoltavano rapiti il canto narrante degli aedi e dei
rapsodi, autori diffusi e girovaghi delle mitologie guerriere degli achei e dei
troiani.
Prima che fosse inventato l’individuo,
potremmo estremizzare, la narrazione non poteva essere che corale e
compartecipata, la scrittura era di là da venire e il racconto, trasmesso di
luogo in luogo e di bocca in bocca (come ancora oggi accade nel’Africa
Occidentale con i griot), diventava epico di necessità, avventuroso e magico
come una immensa fiaba popolare.
Jackson e i suoi sceneggiatori di
fiducia, cui si è aggiunto il messicano Guillermo del Toro, il visionario
regista del Labirinto del Fauno e di altri pregevoli lavori, hanno di nuovo
scelto di sovrapporre senza soffocare o snaturare la loro parola filmica a
quella scritta dal maestro inglese: e non è facile tenendo in conto la cifra
profondamente epica e mitica che Tolkien, sia pure nella leggerezza di una
narrazione che non ha le cupezze drammatiche e le svolte esistenziali del
Signore degli Anelli, ha impresso alla sua "fatica".
Non vi è compiacimento
stucchevole in nessun personaggio, per quanto grottesco, inquietante ed irreale.
Le radici nel mito e nell’inconscio comune dell’umanità sono profonde e persino
la spettacolare battaglia dei giganti di pietra flagellata dalla tempesta,
risalta di una maestosità senza tempo.
E ancora una volta, sono i
piccoli (nani o Hobbit) e sconosciuti (Bilbo Baggins, strappato alla sua vita comoda
e pacifica) che fanno le grandi cose che cambiano il mondo. Qui la cerca del
tesoro, che si concluderà solo nel terzo e ultimo film che già, come il
secondo, si fa sospirare da chi ha visto il primo, è solo lo spunto avventuroso
per qualcosa di molto più importante: l’amicizia, l’onore, al lealtà e il
coraggio che, pensava forse Tolkien, riescono a riconciliare vecchi nemici e
far innamorare gli uni degli altri esseri lontani fra loro, come nani e hobbit,
resi improvvisamente fratelli dalla loro disperata debolezza unita alla
smisurata energia di trovarsi tutti uniti lungo la via di questo “viaggio
inaspettato”.
di Fortunata Dell'Orzo
GENERE: Fantasy, Avventura
REGIA: Peter Jackson
SCENEGGIATURA: Guillermo del Toro, Peter Jackson, Fran Walsh, Philippa Boyens
ATTORI: Martin Freeman, Cate Blanchett, Elijah Wood, Lee Pace, Andy Serkis, Orlando Bloom, Ian McKellen, Ian Holm, Richard Armitage, Christopher Lee, Mikael Persbrandt, Dean O'Gorman, Benedict Cumberbatch, Luke Evans, Billy Connolly, Stephen Fry
REGIA: Peter Jackson
SCENEGGIATURA: Guillermo del Toro, Peter Jackson, Fran Walsh, Philippa Boyens
ATTORI: Martin Freeman, Cate Blanchett, Elijah Wood, Lee Pace, Andy Serkis, Orlando Bloom, Ian McKellen, Ian Holm, Richard Armitage, Christopher Lee, Mikael Persbrandt, Dean O'Gorman, Benedict Cumberbatch, Luke Evans, Billy Connolly, Stephen Fry
FOTOGRAFIA: Andrew Lesnie
MUSICHE: Howard Shore
PRODUZIONE: Metro-Goldwyn-Mayer, New Line Cinema, WingNut Films
DISTRIBUZIONE: Warner Bros. Italia
PAESE: Nuova Zelanda, USA 2012
DURATA: 166 Min
MUSICHE: Howard Shore
PRODUZIONE: Metro-Goldwyn-Mayer, New Line Cinema, WingNut Films
DISTRIBUZIONE: Warner Bros. Italia
PAESE: Nuova Zelanda, USA 2012
DURATA: 166 Min
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