domenica 16 dicembre 2012

Lo Hobbit, un film grandioso. Senza bisogno di altri aggettivi

Fantastico. E geniale. Un film che va assolutamente visto e vissuto in prima persona, a prescindere dalla conoscenza del libro che l’ha originato. Lo Hobbit, nelle sale italiane dal 14 dicembre, conferma Peter Jackson (che si è riservato una fugace apparizione nelle prime scene, quando il drago Smaug distrugge e conquista Erebor) fra i massimi registi di tutti i tempi e avvia questa seconda trilogia (secondo film nel 2013, ultimo nel 2014) forse a battere i record di premi e riconoscimenti riservati al Signore degli Anelli.
Al di là degli aspetti puramente tecnici e tecnologici (che del resto sono notevoli e sontuosi) il film emoziona, diverte e commuove come l’autentica saga che narra e in pieno ventunesimo secolo ci riporta indietro a vivere le atmosfere partecipate ed emotive di quelli e quelle che ascoltavano rapiti il canto narrante degli aedi e dei rapsodi, autori diffusi e girovaghi delle mitologie guerriere degli achei e dei troiani.
Prima che fosse inventato l’individuo, potremmo estremizzare, la narrazione non poteva essere che corale e compartecipata, la scrittura era di là da venire e il racconto, trasmesso di luogo in luogo e di bocca in bocca (come ancora oggi accade nel’Africa Occidentale con i griot), diventava epico di necessità, avventuroso e magico come una immensa fiaba popolare.
Jackson e i suoi sceneggiatori di fiducia, cui si è aggiunto il messicano Guillermo del Toro, il visionario regista del Labirinto del Fauno e di altri pregevoli lavori, hanno di nuovo scelto di sovrapporre senza soffocare o snaturare la loro parola filmica a quella scritta dal maestro inglese: e non è facile tenendo in conto la cifra profondamente epica e mitica che Tolkien, sia pure nella leggerezza di una narrazione che non ha le cupezze drammatiche e le svolte esistenziali del Signore degli Anelli, ha impresso alla sua "fatica".
Non vi è compiacimento stucchevole in nessun personaggio, per quanto grottesco, inquietante ed irreale. Le radici nel mito e nell’inconscio comune dell’umanità sono profonde e persino la spettacolare battaglia dei giganti di pietra flagellata dalla tempesta, risalta di una maestosità senza tempo.
E ancora una volta, sono i piccoli (nani o Hobbit) e sconosciuti (Bilbo Baggins, strappato alla sua vita comoda e pacifica) che fanno le grandi cose che cambiano il mondo. Qui la cerca del tesoro, che si concluderà solo nel terzo e ultimo film che già, come il secondo, si fa sospirare da chi ha visto il primo, è solo lo spunto avventuroso per qualcosa di molto più importante: l’amicizia, l’onore, al lealtà e il coraggio che, pensava forse Tolkien, riescono a riconciliare vecchi nemici e far innamorare gli uni degli altri esseri lontani fra loro, come nani e hobbit, resi improvvisamente fratelli dalla loro disperata debolezza unita alla smisurata energia di trovarsi tutti uniti lungo la via di questo “viaggio inaspettato”.
di Fortunata Dell'Orzo

GENERE: Fantasy, Avventura
REGIA: Peter Jackson
SCENEGGIATURA: Guillermo del Toro, Peter Jackson, Fran Walsh, Philippa Boyens
ATTORI: Martin Freeman, Cate Blanchett, Elijah Wood, Lee Pace, Andy Serkis, Orlando Bloom, Ian McKellen, Ian Holm, Richard Armitage, Christopher Lee, Mikael Persbrandt, Dean O'Gorman, Benedict Cumberbatch, Luke Evans, Billy Connolly, Stephen Fry
FOTOGRAFIA: Andrew Lesnie
MUSICHE: Howard Shore
PRODUZIONE: Metro-Goldwyn-Mayer, New Line Cinema, WingNut Films
DISTRIBUZIONE: Warner Bros. Italia
PAESE: Nuova Zelanda, USA 2012
DURATA: 166 Min
Intervista a Francesco Vairano direttore del doppiaggio e voce di Gollum
Intervista a Davide Perino, vice di Frodo Baggings

Intervista a Fabrizio Vidale, voce di Bilbo Baggings

 

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