venerdì 31 agosto 2012

Lavorare con il bello. Dall’esperienza nazionale a quella locale



“Lavorare con il bello. La creatività, che impresa!” titolava l’11 marzo scorso un articolo del Sole 24 ore, nell’inserto domenicale culturale all’interno dell’ormai nota rubrica “Cultura e sviluppo”, nata all’indomani della pubblicazione del Manifesto per la Cultura (pubblicato il 18 Febbraio scorso). In questi articoli si elencavano, fra altre cose, le varie realtà culturali sparse per tutta Italia, le cosiddette “industrie della creatività”: l’Umbria Jazz Festival, il Rossini Opera Festival nelle Marche, la Mezza Estate di Tagliacozzo in Abruzzo e per la Puglia veniva citato l’evento macroscopico, la Notte della Taranta, al quale aggiungerei vari festival del libro (Acquaviva, Bisceglie, Trani, Polignano e da ultima Cerignola), gli appuntamenti musicali (e non solo) di Carpino e Monte Sant’Angelo, Spiagge d’autore, Calici Sotto le Stelle e parecchi altri. Iniziative che a vario titolo rientrano nell’ “industria del bello”.  Molte altre le manifestazioni in Puglia che, fra i due felici assessorati, gentiliano e godelliano, vengono promosse nella nostra regione.
Nel Giugno scorso, a Matera, avendo avuto la possibilità di seguire uno dei tanti dibattiti svoltisi in tutta Italia intorno alla pubblicazione del Manifesto per una Costituente della Cultura, si è potuto apprendere quanto siano state invertite, nell’ambito della manifestazione “Polo Sud” (promossa dagli editori Laterza), alcune idee fisse: la promozione culturale può (e deve) essere progettata anche nelle province del sud (e non solo ‘calata’ dal nord) e dal sud non si dovrà parlare solo di tradizione, ma anche innovazione. In questo contesto pare esemplare il fatto che proprio la bella, piccola e scomoda Matera sia stata candidata a città capitale europea della cultura del 2019.
La cultura non rischia di diventare così una sorta di operazione di marketing svuotata del suo significato più nobile? La questione ha scatenato non pochi dibattiti fra gli intellettuali, i quali recentemente intervistati si sono espressi anche contrariamente a questa nuova impostazione, tuttavia, anche scorrendo il sito del Sole 24 Ore, si possono leggere le illustri adesioni avute al Manifesto, che segue, implicitamente, lo stampo di Dewey, secondo cui la democrazia è anche la capacità di imparare facendo. Il Manifesto ha smosso le acque nelle varie regioni, nei comuni sempre più esangui, i quali hanno compreso quanto importante sia la figura di un europrogettista pronto ad intercettare bandi e fondi europei, spesso infatti si son persi fondi importanti per incompetenza, per carenza di regole, per scarsa progettualità (e sull’argomento mi pare opportuno segnalare Michele Trimarchi, in un suo articolo del 12 Agosto sul Sole).
A Cerignola. Inutile ripetersi mille volte quanto la situazione italiana sia difficile in ambito culturale, la dicono lunga le chiusure di alcune biblioteche universitarie fra cui Pisa, la difficile situazione del prestigioso Istituto Italiano di Studi Filosofici. Un’oasi del pensiero. Viaggiando si scopre l’ovvio, si scopre che le situazioni bibliotecarie, ad esempio, son tutte in difficoltà, tranne qualche piccola eccezione come Perugia e Milano Bicocca. La crisi è un evento tangibile ovunque, una parola trita con significati fortemente empirici. E in questo scenario quale chance è concessa ad un microcosmo come Cerignola? Il cartellone culturale estivo, lo abbiamo visto, è stato notevolmente penalizzato, certo qualcuno disse “con la cultura non si mangia”, ma altrettanto spaventosa è la logica “con la cultura si mangia”. Uscendo da queste spicciole metafore gastronomiche, che spesso si son sentite (e lette), a Cerignola esistono attualmente due eventi  considerevoli: il festival dedicato, in Settembre, a Mascagni e la Fiera del Libro. Entrambe le manifestazioni sono un’occasione per richiamare gente in città, per smuovere l’economia, per far parlare, per crescere. Conoscendo più da vicino la Fiera del libro, ed abbandonandomi ad una scorretta prima persona, poiché invitata a descrivere più da vicino quest’operazione culturale, vorrei soffermarmi su due aspetti: il privato che scende in campo a sostegno della cultura, anche modestamente, ma con la lungimiranza dell’aver compreso quanto la dicotomia pubblico – privato, in termini di cultura, sia sorpassata; e  quanto  il modello-Cerignola (con la Fiera)  mostri come l’impresa privata sia capace di sostenere la cultura senza intromettersi in scelte dirette da comitati scientifici. «Il calendario è in preparazione. – dichiara Rossella Bruno, presidente di Oltre Babele. Quest'anno ci saranno molte novità. In primis il festival si svolgerà in data e luogo diversi, soprattutto per coinvolgere le scuole che negli scorsi anni rimaste ai margini solo per termini temporali. Il ricco calendario vedrà poi alternarsi presentazioni di libri e dibattiti, proiezioni, recital, momenti musicali e laboratori per bambini. Il salto di qualità è notevole».  A breve dunque maggiori dettagli.“Lavorare con il bello. La creatività, che impresa!” titolava l’11 marzo scorso un articolo del Sole 24 ore, nell’inserto domenicale culturale all’interno dell’ormai nota rubrica “Cultura e sviluppo”, nata all’indomani della pubblicazione del Manifesto per la Cultura (pubblicato il 18 Febbraio scorso). In questi articoli si elencavano, fra altre cose, le varie realtà culturali sparse per tutta Italia, le cosiddette “industrie della creatività”: l’Umbria Jazz Festival, il Rossini Opera Festival nelle Marche, la Mezza Estate di Tagliacozzo in Abruzzo e per la Puglia veniva citato l’evento macroscopico, la Notte della Taranta, al quale aggiungerei vari festival del libro (Acquaviva, Bisceglie, Trani, Polignano e da ultima Cerignola), gli appuntamenti musicali (e non solo) di Carpino e Monte Sant’Angelo, Spiagge d’autore, Calici Sotto le Stelle e parecchi altri. Iniziative che a vario titolo rientrano nell’ “industria del bello”.  Molte altre le manifestazioni in Puglia che, fra i due felici assessorati, gentiliano e godelliano, vengono promosse nella nostra regione.
Nel Giugno scorso, a Matera, avendo avuto la possibilità di seguire uno dei tanti dibattiti svoltisi in tutta Italia intorno alla pubblicazione del Manifesto per una Costituente della Cultura, si è potuto apprendere quanto siano state invertite, nell’ambito della manifestazione “Polo Sud” (promossa dagli editori Laterza), alcune idee fisse: la promozione culturale può (e deve) essere progettata anche nelle province del sud (e non solo ‘calata’ dal nord) e dal sud non si dovrà parlare solo di tradizione, ma anche innovazione. In questo contesto pare esemplare il fatto che proprio la bella, piccola e scomoda Matera sia stata candidata a città capitale europea della cultura del 2019.
La cultura non rischia di diventare così una sorta di operazione di marketing svuotata del suo significato più nobile? La questione ha scatenato non pochi dibattiti fra gli intellettuali, i quali recentemente intervistati si sono espressi anche contrariamente a questa nuova impostazione, tuttavia, anche scorrendo il sito del Sole 24 Ore, si possono leggere le illustri adesioni avute al Manifesto, che segue, implicitamente, lo stampo di Dewey, secondo cui la democrazia è anche la capacità di imparare facendo. Il Manifesto ha smosso le acque nelle varie regioni, nei comuni sempre più esangui, i quali hanno compreso quanto importante sia la figura di un europrogettista pronto ad intercettare bandi e fondi europei, spesso infatti si son persi fondi importanti per incompetenza, per carenza di regole, per scarsa progettualità (e sull’argomento mi pare opportuno segnalare Michele Trimarchi, in un suo articolo del 12 Agosto sul Sole).
A Cerignola. Inutile ripetersi mille volte quanto la situazione italiana sia difficile in ambito culturale, la dicono lunga le chiusure di alcune biblioteche universitarie fra cui Pisa, la difficile situazione del prestigioso Istituto Italiano di Studi Filosofici. Un’oasi del pensiero. Viaggiando si scopre l’ovvio, si scopre che le situazioni bibliotecarie, ad esempio, son tutte in difficoltà, tranne qualche piccola eccezione come Perugia e Milano Bicocca. La crisi è un evento tangibile ovunque, una parola trita con significati fortemente empirici. E in questo scenario quale chance è concessa ad un microcosmo come Cerignola? Il cartellone culturale estivo, lo abbiamo visto, è stato notevolmente penalizzato, certo qualcuno disse “con la cultura non si mangia”, ma altrettanto spaventosa è la logica “con la cultura si mangia”. Uscendo da queste spicciole metafore gastronomiche, che spesso si son sentite (e lette), a Cerignola esistono attualmente due eventi  considerevoli: il festival dedicato, in Settembre, a Mascagni e la Fiera del Libro. Entrambe le manifestazioni sono un’occasione per richiamare gente in città, per smuovere l’economia, per far parlare, per crescere. Conoscendo più da vicino la Fiera del libro, ed abbandonandomi ad una scorretta prima persona, poiché invitata a descrivere più da vicino quest’operazione culturale, vorrei soffermarmi su due aspetti: il privato che scende in campo a sostegno della cultura, anche modestamente, ma con la lungimiranza dell’aver compreso quanto la dicotomia pubblico – privato, in termini di cultura, sia sorpassata; e  quanto  il modello-Cerignola (con la Fiera)  mostri come l’impresa privata sia capace di sostenere la cultura senza intromettersi in scelte dirette da comitati scientifici. «Il calendario è in preparazione. – dichiara Rossella Bruno, presidente di Oltre Babele. Quest'anno ci saranno molte novità. In primis il festival si svolgerà in data e luogo diversi, soprattutto per coinvolgere le scuole che negli scorsi anni rimaste ai margini solo per termini temporali. Il ricco calendario vedrà poi alternarsi presentazioni di libri e dibattiti, proiezioni, recital, momenti musicali e laboratori per bambini. Il salto di qualità è notevole».
di Maria Pia Ferrante

Nessun commento:

Posta un commento